Verso il cuore bianco della Terra by Ario Daniel Zhoh

Verso il cuore bianco della Terra by Ario Daniel Zhoh

autore:Ario Daniel Zhoh [Zhoh, Ario Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Corbaccio
pubblicato: 2018-04-03T22:00:00+00:00


«Non appena Ely sparisce alla vista vado avanti per un po’ cantando e chiamando i miei due Lupi. Poi, appena raggiungo il Fossil Pass e appare dall’alto la vallata del fiume Willow e, a nord lontanissima, quella del Beaver, torna la realtà. Non più immaginata, non più ipotizzata solo sulle mappe: è una stretta al cuore. Sensazione spiacevole, di paura, mai provata prima. Ancora di più perché fin dove vedo l’orizzonte colgo soltanto una vastità senza fondo di boschi fitti bianchissimi.

«Sono davvero in grado di affrontare questo? mi chiedo mentre resto immobile lì, di fronte alle sconfinate pianure dello Yukon.

«Ci sono dimensioni troppo grandi per me laggiù, colgo con una morsa al petto.

«Alla fine, con le gambe paralizzate al solo pensiero di iniziare a scendere e con l’intero essere che grida di tornare indietro, di fuggire e raggiungere Ely e la baita e non pensarci più, dopo un sorso di tè, sostituiti nuovamente sci con ciaspe, volto le spalle alla pista, alla vallata dei Lupi, a lei, e scendo giù, dritto, verso la trappola.

«Di quella discesa, non un solo passo è semplice, non un solo istante sento di fare la cosa giusta. Il pendio, assai più ripido rispetto a quello di salita, è appesantito da metri di neve riportata dal vento. Forte quindi il rischio di provocare il distacco di una gigantesca valanga. Per questo scelgo un itinerario il più possibile protetto così che, circa duecento metri più in basso, mi ritrovo a nuotare incastrato nella situazione più assurda che si possa immaginare: fitti boschetti di Salice Nano sommersi da neve profonda e farinosa con una pendenza da piste da sci per esperti! Scendere di là con la slitta dietro non è da chi è sano di mente. Da una parte viene da sorridere al pensiero che, con tutte le settimane di pianura che ho innanzi, quest’ultima ’botta’ di verticalità non ci sta troppo male, dall’altra, non oso pensare al fatto che l’ultima chance in caso di ritirata – tornare su di là – appare ora cosa assai poco fattibile. Eccomi qui, continuo a ripetere a me stesso. Hai lasciato Ely da poco più di un’ora e già sei in trappola. Eppure continuo a scendere fino a raggiungere infine, esausto e pieno di neve, il Willow Creek, con un ultimo salto di circa dieci metri per scivolare giù dall’alto argine. Subito mangio qualcosa nel silenzio e nell’immobilità totale: del vento qui, negli alberi carichi di neve, nessun segno.

«Una paffuta Ghiandaia Grigia osserva, forse in attesa di qualche briciola di muesli. Ma poi, penso, questa creatura non può aver mai visto un essere umano, quindi non è in grado di associarmi al cibo, o forse sì? Oppure è uno di quegli uccelli la cui apparizione nella tradizione dei nativi non è di buon auspicio. Preferisco non pensarci troppo e riparto per altre due ore di marcia. E, di nuovo, mi sono ritrovato come nei lontani giorni del Tyone e del Susitna River: gran lavoro poi, già a pezzi per la giornata, fare legna per la stufa, sotto la splendida luna.



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